Storie di Donne: DONNA BENVENIDA ABRAVANEL

bea Bienvenida AbravanelLa Duchessa di Toscana Eleonora di Toledo, sposa amata da Cosimo I de’ Medici, era una figura femminile poco convenzionale rispetto ai canoni tradizionali, le sue doti muliebri non erano solo legate alla bellezza e al suo status sociale ma era donna di fascino e di cultura. Gli interessi comuni con Cosimo I per lo studio rappresentarono la forza unitaria della coppia medicea. La coppia fu veramente molto innamorata e lo testimoniano sia le fonti dei cronisti dell’epoca sia il copioso scambio epistolare tra i due. Eleonora si occupava delle piante medicinali e le loro proprietà, accompagnandone la coltivazione personale nei suoi “Orticini” a Palazzo Ducale. La Duchessa aveva un suo personale erbario, ma non era l’unico interesse: studiava la scienza alchemica, testi filosofici contemporanei e sconfinava con la filosofia ermetica e l’astrologia. Alla base della sua cultura c’era un atteggiamento di grande indipendenza che la rendeva donna rinascimentale a tutto tondo.  Per suo volere nacque a Firenze l'Accademia degli Elevati, per favorire lo studio della poesia, celebri sono gli incontri d’intellettuali fiorentini che si riunivano nella residenza ducale.

Al suo seguito c’era una nutrita comunità spagnola, costituita dalla scorta personale di soldati, da una schiera di letterati e personaggi molto curiosi. La mentalità spagnola di matrice cattolica non influenzò le sue scelte di vita, infatti, per Eleonora fu fondamentale l’amicizia profonda con la sua tutrice e maestra una gentildonna ebrea sefardita, Donna Benvenida Abravanel, che con il marito Samuel costituiva forse la più influente e prestigiosa famiglia della comunità ebraica napoletana e con la quale i rapporti non si interruppero nemmeno dopo il trasferimento in Toscana di Eleonora.

Donna Benvenida Abravanel fu una delle donne ebree più influenti e benestanti del primo rinascimento. Non si hanno notizie certe sul luogo e data di nascita, abbiamo dei dati biografici assai complessi per quanto riguarda la sua vita familiare. Benvenida era figlia di Jacob Abravanel (1528), sappiamo che uno dei suoi fratelli si chiamava Isaac Abravanel (1437-1508) importante esegeta spagnolo, filosofo e finanziere di stato. Benvenida Abravanel sposò Samuel (1473-1547), portando con sé una ricca dote. La complessità degli intrecci familiari è dimostrata dal fatto che Benvenida era contemporaneamente la cognata e la nipote di Isaac Abravanel e la cugina di Samuel. Con il dominio dei re cattolici in Spagna e Portogallo, dopo il matrimonio di Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, il paese natale di Benvenida non era più sicuro. Fra il 1480 e il 1492 re Ferdinando II e la regina Isabella I decisero di espellere le comunità dei mori e dei giudei dalla Spagna, ormai diventata un regno cristianissimo e repressivo. Nel 1492, infatti, gli Abravanel si spostarono dalla Spagna, trovarono un iniziale riparo in Portogallo fino a giungere nel Regno di Napoli, dove il padre di Benvenida e successivamente il marito Samuel furono a capo della Comunità Ebraica Partenopea. Sebbene il matrimonio fra Benvenida Abravanel e Samuel fosse un’unione concordata dalle famiglie d’origine, ebbero sette figli, in realtà l’ultimo era un figlio naturale di Samuel, nato da una relazione fuori il letto nuziale. I figli maschi di Benvenida si chiamavano Jacob, Yehuda (detto Leone) e Isaac (detto Rafanellum o Reuveni), delle figlie femmine si conoscono solo due nomi, Gioia e Letizia. Alla morte del padre Samuel i due figli legittimi Jacob e Yehuda, insieme alla madre Benvenida, presero le redini del patrimonio, inoltre, contribuirono al recupero di preziosi testi religiosi ebraici, da ricordare in particolare alcuni manoscritti della Mishneh Torah di Rav Moshe Maimònide, conosciuto con il nome di Rambam, appartenuti al padre Isaac di Benvenida Abravanel.

Ai tempi della Cattolicissima Spagna di Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, il Regno Aragonese a Napoli godeva invece di una certa tolleranza verso i giudei, non era diffuso ancora un odio verso la Comunità Ebraica. Gli ebrei, infatti, potevano risiedere liberamente nella città partenopea con l’obbligo di indossare lo Sciamanno Judaico, il marchio giallo cucito sulle vesti, fino al 1511, quando furono definitivamente espulsi con editto papale. Le fonti storiche ci raccontano che dopo il 1511 solo duecento famiglie ebraiche poterono rimanere a Napoli, dietro al pagamento di una forte somma di denaro. Si dice che il denaro provenisse molto probabilmente dalle casse della famiglia di Benvenida Abravanel. Nel 1520, durante il regno di Carlo V d’Asburgo, nonostante le vicissitudini legate alle espulsioni forzate e agli editti contro i giudei, vi fu un periodo di tranquillità per la Comunità Ebraica Partenopea.

Nel 1532 il Viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga affidò l’educazione della sua seconda figlia Eleonora, alla famiglia Abravanel, di cui Benvenida fu la tutrice e maestra. In seguito, la duchessa Eleonora di Toledo onorò Benvenida chiamandola “Madre”.  Nonostante le moltissime fonti ufficiali che testimoniano la forte relazione fra Benvenida ed Eleonora, alcuni scrittori moderni sostengono che il vero insegnante di Eleonora fosse il marito Samuel, grande studioso e leader della Comunità Ebraica Partenopea. Eleonora quando sposò Cosimo I de’ Medici dovette lasciare la casa paterna per risiedere a Firenze, ma continuò a mantenere saldo il suo rapporto con la sua maestra Benvenida Abravanel.

Il figlio naturale di Samuel, Reuveni, fu sempre considerato da Benvenida Abravanel come suo, spingendolo a seguire le orme del padre, grande studioso della Torah e del Talmud, infatti, viaggiò molto recandosi prima ad Alessandria d’Egitto, a Gerusalemme, in Portogallo e vari posti dell'Italia tra cui Pisa. In quegli anni Donna Benvenida Abravanel fu molto di supporto al figlio Reuveni, sostenendolo economicamente e procurandogli importanti contatti di famiglie a Pisa.

Nel 1541 a Napoli fu definitivo l’editto di espulsione degli Ebrei, così la Comunità Ebraica Partenopea, sotto invito del Duca a Ferrara, si spostò nella città estense. Donna Benvenida Abravanel ebbe, ancora una volta, un ruolo di fondamentale importanza per la sua comunità e nuovo punto di riferimento per la Comunità Ferrarese. A Ferrara in quegli anni entrò in contatto con un'altra figura femminile celebre nella storia Ebraica, Donna Gracia Mendez (Beatrice De Luna), che si era rifugiata con la sorella Brianda e il resto della sua famiglia. La città di Ferrara era, dunque, un centro importantissimo per tutti i Sefarditi esuli e rifugiati. È davvero incredibile come due forti e grandi personalità femminili della cultura ebraica si siano potute incontrare proprio a Ferrara, le due donne si frequentarono e condivisero il progetto di rieducazione al giudaismo con la pubblicazione di moltissimi testi. La nipote di Donna Gracia, Beatrice, sposò Samuel il nipote di Benvenida. Ma la politica di Benvenida Abravanel non collimava con quella di Donna Gracia Mendez, infatti, le due donne in seguito furono in aperto contrasto schierandosi ai due poli opposti durante la manovra sostenuta da Donna Gracia per l'embargo di Ancona.

Come in tutte le potenti famiglie ebraiche, alla morte del padre Isaac, vi fu una grossa diatriba dei figli per l'eredità, che finì davanti ai tribunali rabbinici in Italia e in Turchia, con la conclusione finale di Rav Maharam (di) Padova (Rabbi Meir Katzenellenbogen).

Donna Benvenida Abravanel era una donna di polso ma capace di grande generosità e dedizione per la famiglia e per il suo Popolo tanto da indicarla quale una delle donne giuste in Israele. Fu molto apprezzata dai Rabbini e dal mondo ebraico per il recupero dello studio della Torah e del Talmud.

Le informazioni su Donna Benvenida Abravanel sono citate nell'Archivio della Famiglia de' Medici, nelle informazioni sulle Famiglie Abravanel e Mendez/ De Luna/ Benveniste/ Nasi di Renata Segre, nel libro di David Makiel " Gli Ebrei e i loro testamenti nell'Italia del Rinascimento".

Rachel Valle © 2019

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