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È una domanda che mi sto ponendo spesso in questi ultimi giorni, e una risposta mi è arrivata oggi in sessione.

Con Aurora siamo oltre la metà del mio percorso e ogni volta voliamo sempre più in alto.

Abbiamo parlato delle sue difficoltà con la madre, argomento già affrontato, ma che ritorna.

La loro dinamica è una escalation di tensioni, frecciatine, rifiuto, non ascolto che, puntualmente, portano allo scontro.

Analizzando il suo caso, quello che è emerso è un modo di leggere il mondo, di interpretare gli altri e ciò che avviene categorizzandolo in due e solo due categorie.

Un modo di pensare binario.

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E non è solo Aurora che lo fa, eh, lo facciamo tutti. Anzi, lei è una "evoluta", nel senso che sono anni che cerca di praticare pace e amore e di andare oltre le categorie predefinite.

Ora, siccome con lei abbiamo un rapporto anche di forte amicizia, le nostre sessioni sono un po' diverse dalle altre, e quando ci paragoniamo a Russia e Ucraina, capiamo perfettamente che cosa intendiamo. Non c'è bisogno di essere Putin per scatenare una guerra, e non è nemmeno necessario scatenare una guerra per far sparire la pace.

La pace dovrebbe essere un modus vivendi, un modo di vedere il mondo e di rapportarsi.

Le categorizzazioni, le contrapposizioni, non portano armonia, inclusione, non inglobano gli altri, se sono appena un po' diversi.

 

 

Per questo ho proposto ad Aurora di fare un esercizio, e lo farò anch'io, consapevole di quanto sia difficile: fare attenzione a tutti i modi di dire, di parlare e ragionare che prevedano e implichino una dualità.

A titolo esemplificativo e, ovviamente, non esaustivo: dentro-fuori, giusto-sbagliato, torto-ragione, vero-falso, buono-cattivo.

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Perché, tornando ai miei figli, non basta dire l'amore è giusto e la guerra è sbagliata. Finché insegno loro che esiste un io e un voi, un noi e un loro, un giusto e uno sbagliato, un normale e un anormale, li sto educando alla dualità e, quindi, al conflitto. Provare a eliminare termini che implichino dualità, inclusione o esclusione, non è solo un esercizio intellettuale, è un allenarsi a ragionare in maniera diversa, più globale, olistica o comunque tu la voglia definire.

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Per quel che riguarda invece te e la tua vita, se pensi che questo discorso non ti riguardi, ti faccio la stessa domanda che ho fatto ad Aurora: che cosa te ne fai di tutta questa ragione? Una volta che hai avuto ragione, a che cosa ti serve? Dove l'accumuli? E quando hai dieci chili o dieci metri di ragione, che cosa te ne fai?

Perché il discorso è questo: vogliamo avere ragione perché? Se noi abbiamo ragione l'altro ha torto, e poi?

E poi niente. Poi ricominciamo da capo.

 

E allora vedi che tutto torna, che tutto è collegato? Come dentro, così fuori, come nel piccolo, così in grande. Migliorarci ed educare noi stessi alla pace e alla bellezza, nel senso più ampio possibile, è un dovere nei nostri confronti e nei confronti di chi ci sta intorno.

 

Se vuoi, possiamo coltivare bellezza e serenità insieme, come ho fatto con Aurora, possiamo trovare il tuo modo personale di essere te stessa ed essere felice. Perché ognuna di noi è un mondo, e se in linea generale vogliamo tutte essere felici e tranquille, i modi per arrivarci sono diversi.Trovi il link sul mio profilo.